Ciao Pina,
ti ho conosciuto nel tempo del riposo
estate, Marzamemi.
ma non si riposa mai davvero
Ti ho conosciuto occupata in un quotidiano in cui il tempo del lavoro era finito, restava quello dell’oggi, in compagnia di due uomini importanti e tre donne rumorose.
Hai avuto un padre severo, gli hai voluto bene, sei stata ricambiata, ma sentivi che di fronte a lui non avresti dovuto sbagliare mai.
Hai avuto un marito che hai amato, e che al contrario era distratto, concentrato nella incessante ricerca di un Dio che desse senso alle sue antiche ferite.
Sei stata accompagnata in questi anni da tre figlie adorabili, ma che qualche pensiero non possono non avertelo dato.
Così, nell’estate, tempo del riposo, capitava che tu sparissi per andare a buttarti sul letto, poco, uno o due minuti. Il riposo.
Andava tutto bene.
Minuta, apparentemente a tratti incerta, affinavi così il tuo lessico schivo e generoso nel mondo delle figure importanti.
Avevi un segreto, probabilmente più di uno ma di questo so con certezza: le tue mani sapevano riferire dei colori della vita, davano una forma incontestabile alla visione dei tuoi occhi, esterni ed interni. In pochi segni sapevi cogliere la sintesi dell’attimo. Una preziosa dote.
Passarono così diverse estati.
Poi, lentamente, è venuta la malattia – la vita non è che una lunga malattia –. Prima Nino e poi Pina. Ricominciasti a dipingere dopo una lunga pausa. Ti difendevi.
A quel punto è stato necessario ricorrere all’arte della pazienza. Fu un lento invertirsi di ruoli con Marci, Gabri, Vale e Mariola, un coro di affetti, i più grandi si fan piccoli e a chi è stato piccolo tocca di crescere in fretta.
Minuta ancorpiù, apparentemente insicura, hai mostrato nel momento più difficile, una tenacia e una resistenza inimmaginabile.
La tua ultima strada è stata lunga, PiGi, ma è stata tutta tua.
Ci hai insegnato qualcosa.
Ciao
Tommaso
Noto, 4 giugno 2025